E’ significativo segnalare che già dai provvedimenti dell’8 e 9 marzo ( direttiva Lamorgese ) le autodichiarazioni determinano, nell’ipotesi di dichiarazione falsa, conseguenze molto più gravi rispetto alle ipotesi legate ai provvedimenti precedenti. Infatti oltre ad una sanzione pecuniaria si può incorrere nella violazione di cui all’art. 483 c.p., ipotesi che si concretizza nel caso di falsità in atti sostitutivi di atto notorio ( pena della reclusione fino a due anni ).
Si è da più parti evidenziato che non era applicabile la più grave ipotesi di reato prevista dall’art. 495 c.p. che punisce con la pena da uno a sei anni chiunque attesta o dichiara falsamente al pubblico ufficiale ” l’identità, lo stato o altre qualità della propria ... omissis.. persona“.
I nuovi moduli di autocertificazione a decorrere dall’8/9 marzo chiedono di autocertificare ” di non essere sottoposto alla misura della quarantena e di non essere risultato positivo al virus COVID-19 di cui all’art.1, comma 1, lettera c) del Dpcm dell’8 marzo 2020″. Pertanto la persona interessata deve autocertificare , oltre al resto, di non essere sottoposto alla misura della quarantena e di non essere risultato positivo al test. Nell’ipotesi di dichiarazione false può scattare una denuncia per il reato di cui all’art. 495 c.p. in quanto la falsità attiene lo stato o altre qualità della propria persona. Sono applicabili misure cautelari quali la custodia in carcere e gli arresti domiciliari .
Naturalmente anche nel nuovo modello di autocertificazione, successivo al decreto dell’11 marzo e del 22 marzo del Presidente del Consiglio, nonchè all’ Ordinanza del ministro della salute del 20 marzo, vanno attestate dal dichiarante lo stato e la qualità della propria persona a cui fa riferimento la normativa.
Avvocato Liana M. Nava Bergamo 