In vigore dal giugno 2020 una normativa introdotta un po’ in sordina e passata inosservata.
La legge n. 70 /2020 introduce all’art.7-bis normativa inerente “Sistemi di protezione dei minori dal rischio del cyberspazio”, innestando così, nella legislazione emergenziale, normativa inerente sistemi tecnologici di protezione dei minori.
La norma impone ora a :
operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche
di prevedere servizi già preistallati e preattivati di controllo parentale , cioè sistemi gratuiti di filtraggio ” di contenuti inappropriati per i minori e di BLOCCO dei CONTENUTI riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto ” ( comma 1 )
Perché si tratta di una innovazione ? sino alla introduzione della norma qui illustrata, i sistemi di parental control oltre a non essere pubblicizzati in modo efficiente, dovevano essere attivati su impulso degli utenti interessati e spesso erano a pagamento. Indubbiamente era sotteso a tale scelta il principio per cui la istallazione di strumenti di filtering doveva nascere da una condivisione “consapevole” da parte dei genitori e determinare altresì la istallazione su tutti i devices in uso ai figli minori , anche i più piccoli.
La norma è peraltro frutto dell’indagine conoscitiva sul fenomeno del cyberbullismo svolta dalla Commissione Bicamerale infanzia e adolescenza (29 ottobre 2019 ). Nelle note conclusive del documento la Commissione ha sottolineato che la nota legge n. 71/2017 sul cyberbullismo era eccessivamente “scolaticocentrica ” tanto da porre in secondo piano l’importanza del ruolo della famiglia quale agenzia primaria educativa e nucleo che si auspica venga maggiormente coinvolto nell’educazione dei figli ad un corretto uso delle tecnologie.